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LE MURA DI GE(O)RICO

LE MURA DI GE(O)RICO

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Geo Portaluppi


Free Account, Vigevano

LE MURA DI GE(O)RICO

L’ANTEFATTO
La contrada Costa, sita nella parte più alta di Vigevano, si oppone alla costruzione dell’Arca (vedi foto precedente) perché non teme una possibile alluvione che non potrebbe allagarla anche in caso di straripamento del fiume Ticino. Le altre contrade, che si trovano a circa una decina di metri più in basso, sono titubanti. La contrada Costa si sente altresì protetta dalle antiche mura sforzesche. Realizzate da Ludovico il Moro, quale opera di rinnovo della precedente cinta di mura viscontee. Il duca aveva fatto costruire i Terraggi, un imponente sistema difensivo consistente nel riempimento con terra due muraglie parallele, ottenendo in questo modo una strada sopraelevata per il camminamento di ronda, stradina chiamata “terraggio”.
La foto mostra questa strada sopraelevata, larga più di due metri, e uno degli ultimi tratti del muro di spalletta eretto sulla stradina per proteggere i soldati. Il Segretario Generale, memore che le imprendibili mura di Gerico furono fatte crollare dal suono di trombe, mi ha chiesto di escogitare un novello strattagemma per fare crollare la strenua resistenza della Contrada Costa, resistenza che qui viene simbolicamente rappresentata dalle mura di Ge(o)rico.
Il nostro strattagemma, invece di suonare delle trombe, consiste nel fare tuonare alla riunione un trombone di sacerdote Maya. Speriamo in bene!
L’ASSEMBLEA
Il convogliare e stipare in ampio locale una moltitudine di persone comporta ineluttabilmente che: se le persone stanno ancora camminando, un fastidioso trascinamento dei piedi, uno scalpiccio inspiegabile per chi, se fosse da solo, saprebbe deambulare convenientemente, mentre se i convenuti sono già seduti, un insopportabile vociferare a coppie, un ciangottio che cresce a dismisura per rivelare, gli uni agli altri, inimmaginabili segreti sui beceri aspetti di inutili vicende umane.
I nostri da un pezzo si trovavano su scomodi scranni assisi e riuscivano a produrre cacofonia sia confabulando animatamente e sia cincischiando le suole delle scarpe sulla renella che s’erano portati seco da chissà dove. Qualcuno si ingegnava ad acchiappare le mosche, ispirato dalle recenti gesta del presidente Obama, ovviamente non senza spettinare quelli della fila davanti.
L’Ordine del Giorno prevedeva i seguenti punti.
1) 21 dicembre 2012: sarà la fine del mondo?
2) Estrazione di una crociera alle Maldive tra i nuovi finanziatori dell’erigenda arca;
3) Mutui agevolati per i neo sottoscrittori di cui al punto 2);
4) Gara d’appalto per le rifiniture dell’erigenda arca di cui al citato punto 2);
5) Varie ed eventuali;
A fatica, scampanellando freneticamente e battendo fragorosamente il palmo della mano sul tavolo, si riuscì a portare una parvenza di silenzio nel salone.
« Signori, prego… signori, prego…un po’ d’attenzione! » invitava il Segretario Generale.
Quando l’obbiettivo di rasserenare gli animi era prossimo al compimento ecco scattare in piedi uno dei convenuti, Cosimo De Fulgentis, un insigne abitante della Costa.
« È un’indecenza trascinarci qui per riproporci, per l’ennesima volta, il trito tormentone sulle profezie di fine millennio! »
« Faccio notare – intervenni – che non intendiamo parlare delle profezie del millennio ma del calendario dei Maya, noto come calendario di “lungo computo” e… - soggiunsi dopo avere taciuto un attimo, giusto il tempo per calamitare l’attenzione dei presenti – non mi sembra che si tratti di profezie. È tutt’altra cosa. È il ripetersi di avvenimenti ciclici, come cicliche sono le stagioni, che puntualmente ritornano ogni dodici mesi. Oppure, riferendoci a fenomeni di durata ultra annuale, ricordo “le macchie solari” con un ciclo undecennale relativo allo spostamento delle macchie dalle alte latitudini del Sole, all’inizio del ciclo, verso l’equatore, dove il numero delle macchie solari tocca il suo massimo. In passato questo regolare andamento ciclico venne interpretato come un segno che preannunciava catastrofi, mentre oggi tale comportamento è stato compreso e chiarito nella nota “Legge di Spoerer”. Inoltre, se si amplia il periodo di studio dagli anni ai secoli, sempre in merito alle macchie solari, si ottengono degli indicatori per il clima terrestre. Molti scienziati ritengono che le macchie solari siano la causa del riscaldamento termico della Terra e, indagini condotte nell’arco di secoli, hanno riscontrato che i minimi delle macchie solari sono coincisi con periodi freddi e inverni particolarmente rigidi. Così tra il 1645 e il 1715 ci fu il minimo Maunder, ovvero un periodo di settanta anni noto come “La Piccola Età Glaciale”, e le cronache del tempo riportano che il Tamigi gelava a Londra e i nostri ghiacciai alpini erano avanzatissimi. – Incredibile, ma mi stavano ascoltando con seria attenzione. Concentrati. Continuai. – Quindi accadimenti tra loro lontanissimi, il sole dista da noi 150 milioni di chilometri, possono influenzare al punto che i primi possono servire da previsione per i secondi. Se si riescono a stabilire le giuste connessioni anche le informazioni più bislacche possono essere estremamente utili. Il tutto cum grano salis, senza ricorrere a forzature. Per esempio, il primo minimo registrato dagli astronomi è quello di Spoerer, avvenuto tra il 1420 e il 1490, vale a dire nel periodo in cui a Vigevano il Moro ampliò le mura viscontee costruendo i Terraggi. Non credo però che vi sia alcun nesso tra le fortificazioni di Ludovico Sforza e il minimo Spoerer. »
Ci fu un attimo di sconcerto. I buoni cittadini, spiazzati, avevano finito il repertorio delle lamentele. Grazie al signor Spoerer si creò una oasi di silenzio. Tuttavia i parlottii a due a due non cessarono, ovviamente, questo evento è impossibile, anzi sentii distintamente qualcuno domandarsi: « Spoerer, chi era costui? » e una donna dai fianchi larghi, seduta su due sedie, rispondergli sottovoce: « Sarà stato un amico di Carneade…secondo me. ». Ciò non di meno avevamo raggiunto il massimo grado di attenzione ottenibile in una assemblea di quel tipo e così colsi l’attimo fuggente per presentare l’ospite d’onore della serata, il sacerdote Maya Biagio Torero.
Dovete sapere che i sacerdoti Maya, quelli antichi, portavano un elaborato copricapo, con sporgenze fatti a ciuffi. Anche il nostro attuale sacerdote aveva in testa una sorta di sciarpa rossa avvolta in modo assai curioso, con vistose frange che pendevano da diversi punti. Un buffo cappuccio. Temetti che al suo apparire il pubblico avrebbe reagito con ilarità, con eccessiva ilarità. Qualche sorrisetto ci fu. Qualcuno si mosse dondolandosi sulla sedia. Ma fu tutto molto contenuto e l’effetto nel suo insieme, invece di sviare l’attenzione dei presenti a fatica raggiunta, comportò una maggiore distensione, un benevolo predisporsi all’ascolto.
Biagio Torero si presentò: « I Maya non sono mai scomparsi – esordì – io ho vissuto con loro per molti anni e ho appreso molte cose. Il loro modo di calcolare il tempo, e in effetti io stesso ho l’incarico di conteggiare i giorni su questo grande calendario circolare, tre ruote i cui denti, come perfetti e precisi ingranaggi, si incastrano gli uni tra gli altri. Dagli antichi ho appreso il susseguirsi delle ere dei Maya. Sono trascorse quattro Ere: quella dell’Acqua, dell’Aria, del Fuoco e della Terra. Attualmente ci troviamo nella quinta Era, l’Età dell’Oro. Tutte le precedenti Ere si sono concluse con immani sconvolgimenti ambientali. È in questo modo che i Maya fanno le loro profezie, ricordando quello che è già accaduto in passato. »
« Perché ogni Era Maya si è chiusa con sconvolgimenti? » Ermenegildo Marangone, della Contrada Bronzone, uno con la faccia da pappagallo e la vocetta stridula da gallinella.
Il buon Ermenegildo pensava di avere tirato un colpo basso al sacerdote Maya che invece non si scompose minimamente, nemmeno nel variopinto turbante.
« È stato da tempo appurato – rispose pacato il saggio curato – che a ogni fine Era ci fu una inversione del campo magnetico terrestre, dovuto allo spostamento dell’asse terrestre. È noto infatti che la Terra periodicamente subisce una variazione dell’inclinazione assiale, rispetto al piano dell’ellittica del sistema solare. Questo spostamento provoca, come è facilmente comprensibile, catastrofi apocalittiche. »
« Ma non si sono mai udite cose di questo genere. Che razza di novità sono? » intervenne Maurizio Sansovino, della Contrada San Martino. Un omone con il naso rubizzo, segno di esperto enoteca e degustatore di vini, prima, durante e dopo i pasti principali e le merende.
« I Maya sono arrivati a determinare che l’inizio della nostra civiltà, o epoca, è stato l’anno 10.450 a.C., data che naturalmente corrisponde alla fine della civiltà che ci ha preceduto, molto probabilmente quella di Atlantide. » Il sacerdote Maya, nel controbattere a ogni domanda, manteneva una calma olimpica: avevamo fatto un eccezionale investimento.
« Ah, ah, - risata omerica di Lanfranco Dalla Bona della Contrada Griona – con le date mi sembra che non ci siamo. Ammesso di attribuire validità storica al mito di Atlantide, questo continente, in base a quello che scrisse Platone, sprofondò in un epoca a noi più vicina, nel 5000 a.C. e non nel 10.450 a.C..
Lanfranco Dalla Bona aveva fama d’uomo erudito. Alto e d’aspetto elegante, vestito in modo distinto, portava al dito un anello brillante sulle cui sfaccettature la luce del neon si rifletteva mandando bagliori come saette.
« Non sono ferrato su ciò che ha scritto Platone e, anche se penso che l’anno 10.450 sia eccessivo, però non credo che l’anno 5000 sia quello in cui si inabissò Atlantide. »
Mi prodigai, come meglio potevo, in soccorso del simpatico sacerdote Maya.
Il Segretario Generale Giulio Lindomare mi fulminò con un’occhiataccia.
« Non potevi dire che è giusto il 10.450, visto che pensi che il 5000 a.C. sia sbagliato… -bisbigliò in modo che potessi udirlo solo io che gli stavo accanto – così facendo miniamo la credibilità del sacerdote. »
« Penso di no! – replicai a bassa voce – Il minimo errore potrebbe ritorcersi contro. Questa discordanza va appianata. Proponi un aggiornamento d’Assemblea. »
« Silenzio, per favore, ascoltate. – A voce alta il Segretario Generale si rivolse ai presenti - L’Assemblea è rinviata a data da definire per consentire di verificare questa importante datazione, essenziale nel prosieguo del nostro dibattimento. »
L’annuncio fu fatto così bene che trovò tutti d’accordo. E anche il nostro racconto, in conformità con il Verbale d’Assemblea, viene rinviato a data da stabilirsi. Ciao.

Comments 7

  • Luciana Faltoni 10/12/2009 19:25

    davvero molto bella!!!
    Ciao Luci
  • Tommaso Gioietta 18/10/2009 0:28

    Molto bella e racconto interessantissimo, bravo!!! .-)))
  • federico ravaldini 16/10/2009 23:23

    Tra tè e il Carletto siete proprio una bella coppia non sò proprio chi è il più forte!!!!!
    Grazie per il tuo commento, più che completo direi, anzi "maxi" Ciao Geo ci vediamo domeninica? FEDE
  • giancarlo abbati 21/09/2009 22:00

    la foto e' un capolavoro il trattato pure ,non sei tanto normale nel senso buono ,e ti ringrazio per il tuo immenso commento che sei riuscito a tirar fuori dalla mia foto ,ciao carletto
  • Luigi (Gigi) Tarasca 21/09/2009 15:53

    Giuro che, come sempre, l'ho letto tutto... ma, porca l'oca, non potevi concluderlo, anzichè lasciarlo così impietosamente aperto?
  • Roberto L. 21/09/2009 10:07

    Grandiosa la veduta in questa foto, accattivante il racconto, sorprendente la quantità di giochi di parole che proponi a partire dal tuo nome.. Bello cominciare così la giornata! :-)
    Roby
  • Carlo Pollaci 21/09/2009 7:21

    Sono le 7,15. La lettura del tuo racconto, che si preannunzia frizzante, costituirà per me un regalo che mi concederò dopo pranzo.
    Ammiro intanto la foto, che fotograficamente ha molto da dire, a partire dalla forma del muro, che mi evoca in mente quella di una balena (Giona...), mentre il blocco piramidale sulla destra lo associo ad un cumulo di sale.
    A più tardi carissimo amico.